Testo biblico: Geremia 18:1-6
Geremia, uno dei quattro profeti maggiori, visse sotto varii re. Giovanissimo fu chiamato al ministerio profetico e proprio per la sua giovane età cercò di esimersi, ma Iddio gli promise forza e grazia sufficiente per l’opera affidatagli e per quarantadue anni svolse il suo ministerio profetico con grande fedeltà ed umiltà in mezzo a dure prove e persecuzioni, calunnie, carcere e spesso in pericolo di vita.
Nel nostro testo Iddio comanda a Geremia di alzarsi e di scendere in casa di un Vasaio per fargli comprendere le Sue parole, cioè volle usare questa illustrazione per rivolgere ancora una volta un appello al popolo di Giuda affinché abbandonasse le sue vie peccaminose e si convertisse all’Eterno, ma ogni tentativo risultò vano perché il popolo si ostinò a vivere peccaminosamente e di conseguenza fu deportato in Babilonia dal Re Nebucodonosor dove vi rimase per ben settantanni. Dio da un caso materiale ha voluto dare una lezione spirituale valida anche oggi per noi e cioè che l’uomo raccoglie ciò che semina (Gal. 6:7-8).
Geremia giunto in casa del Vasaio lo trovò che stava lavorando alla ruota e il vaso che faceva si guastò. L’argilla non si amalgamava, non era sufficientemente morbida, vi erano nel mezzo dell’argilla delle scorie, delle impurità che non consentivano al Vasaio di realizzare un vaso secondo la sua volontà.
Malgrado il vaso non riusciva, il Vasaio non perdette la calma, non prese l’argilla e la buttò via, no, anzi con molta pazienza la impastò e rimpastò, perché l’argilla più si impasta più diviene morbida e quindi più idonea ad essere lavorata e così finalmente riuscì a fare un vaso secondo il suo desiderio.
La stessa cosa avviene nel campo dello Spirito. Dio ci vuole modellare, ci vuole plasmare, ma noi spesso siamo troppo duri di cuore, non ci lasciamo amalgamare, ci ribelliamo alla volontà di Dio impedendo al Grande Artefice Divino di togliere le impurità della nostra vita e così facendo non gli permettiamo di fare di noi dei credenti veramente consacrati, dei vasi per la Sua gloria.Ringraziato sia Iddio, perché Egli non demorde, ma insiste, continua l’opera Sua nella nostra vita fiducioso che prima o poi ci arrenderemo, ci lasceremo lavorare come l’argilla nelle mani del Vasaio. Nei versi 5 e 6 il Signore, tramite Geremia, rivolge una domanda al Suo popolo “NON POSSO FARE DI VOI QUELLO CHE FA QUESTO VASAIO?” Come a volergli dire: popolo di collo duro, se un misero mortale con della semplice argilla fa dei vasi secondo la sua volontà, quanto più Io che sono l’Eterno, il Creatore posso fare di Voi un popolo santo, un popolo consacrato. E’ noto a tutti che Iddio ha sempre desiderato un popolo santo, appartato, consacrato a Lui, ma l’uomo invece di avvicinarsi si è sempre allontanato da Dio (vedi le origini dell’uomo – Genesi 2 e 3). Ma Iddio non abbandonò i nostri progenitori al loro triste destino, ma promise il Redentore, la progenie della donna che avrebbe redento l’intero genere umano. Nel compimento dei tempi è venuto Gesù Cristo, nostro salvatore che è la progenie della donna (Galati 3:16).
E’ importante sottolineare le parole che Iddio rivolge a Geremia al v. 6/b “ecco, quello che l’argilla è nelle mani del Vasaio, voi lo siete in mano mia” Come il Vasaio non buttò via l’argilla né riparò il vaso rotto, ma continuò pazientemente a lavorare l’argilla fino a farne un vaso secondo il proprio proponimento, così Iddio fa con noi; Dio non ci abbandona, né rattoppa la nostra vita togliendoci dei difetti, vizi e mettendo al loro posto delle virtù cristiane (Matteo 9:16-17) ma ricrea, fa delle nuove creature con nuove menti e nuovi cuori, nuovi modi di pensare, di agire, di vivere ( II° Corinzi 5:17).
Dio vuole fare di ciascuno di noi dei vasi ad onore e gloria del suo nome. L’apostolo Paolo nella II° Timoteo 2:20-21 afferma che in una casa vi sono diversi tipi di vasi : d’oro, d’argento, ma anche di legno e di terra.Gli uni sono ad onore e gli altri a disonore. Nei vasi d’oro e d’argento vi mettiamo del profumo dei fiori che servono per adornare la casa, per renderla più bella, mentre in quelli di terra vi mettiamo ciò che non serve, che dobbiamo buttar via. Mio caro lettore che vaso sei? Sei un vaso ad onore? Loda e glorifica il Suo nome perché Egli ha messo la Sua grazia nei nostri cuori, ma se non lo sei ancora lasciati plasmare dalla mano invisibile di Dio, non ti ribellare alla Sua volontà, ma arrenditi nelle mani del Divino Vasellaio. Facciamo nostra l’esortazione di Paolo (II° Corinzi 7:1). Avendo, queste promesse, cari miei, purifichiamoci di ogni contaminazione di carne e di Spirito compiendo la nostra santificazione nel timore di Dio.
Ci aiuti il Signore ad abbandonarci completamente nelle braccia del nostro Divin Salvatore sapendo che senza la santificazione nessuno di noi vedrà Iddio (Ebrei 12:14).
A Dio la gloria! Amen!”
Antonio MORREALE 19-01-2015