Il problema fumo, vera e propria piaga del mondo contemporaneo, continua a porsi alla pubblica opinione ed i Governi ormai lo vietano nei luoghi pubblici per i suoi effetti letali ed i costi statali relativi.
Per ben tre secoli gli europei usarono il tabacco come medicinale. Dall’alitosi ai calli,veniva prescritto dai medici.
La sua conoscenza fu fatta nel 1492 grazie a Cristoforo Colombo. I primi esploratori del Vecchio Continente lo videro fumare nelle cerimonie tribali in rudimentali sigari agli indigeni delle Indie Occidentali. Il suo uso in quasi tutte le due Americhe era prerogativa di stregoni e sacerdoti, lo impiegavano per provocare visioni attraverso il suo effetto narcotico. Nel suo uso curativo o terapeutico, in ogni modo, c’era sempre il lato religioso.
Fu soprattutto la guerra dei Trent’anni a diffondere in tutt’Europa, ma anche in Asia ed Africa l’uso del tabacco per uso voluttuario. Inizialmente il consumatore usuale di sigarette era di ceto medio e ci volle del tempo perché fumare diventasse vizio di massa.
Due furono soprattutto gli alleati della diffusione di questo vizio. La canzone dei Beatles: “Fumerò un’altra sigaretta e maledirò Sir Walter Raleigh”, era una falsa pista. Per quanto questo nobile fu il più noto propagandista inglese della pipa, i veri motivi furono la guerra e la pubblicità.
Nelle due guerre mondiali erano distribuite sigarette gratis alle truppe. Si pensava che il loro effetto narcotico aiutasse a combattere la solitudine del fronte.
Quanto alla pubblicità basti ricordare che contro i 7 milioni di dollari stanziati per l’educazione antifumo, le società produttrici di tabacco spendono 2 miliardi di dollari l’anno.
QUALI SONO I DANNI?
Una produzione a discapito del cibo.
La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) ha costatato che il consumo di tabacco continua ad aumentare del 2,1% l’anno nel Terzo Mondo. La produzione mondiale di tabacco è salita al 63% rispetto al 50% di 25 anni fa nei paesi sottosviluppati. Un famoso giornale londinese ha spiegato: “Il tabacco la cui coltivazione fu adottata in tutto il mondo sottosviluppato perché era un prodotto destinato all’esportazione, sta facendo salire l’incidenza del cancro, causando disboscamento e impegnando terreni in cui si potrebbero coltivare i prodotti alimentari tanto necessari per il consumo interno”.
UN AUMENTO DEL CANCRO
Statistiche dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) l’anno scorso calcolarono che sarebbero morti tre milioni e mezzo di persone per questa malattia. Un periodico medico previde che un milione di questi decessi sarebbero stati causati dal fumo. Anche i fumatori passivi sono coinvolti. Chi non fuma ma vive vicino ai fumatori, è esposto lo stesso alle sostanze più cancerogene del tabacco (50 delle 3800 sostanze chimiche presenti). Nel Regno Unito delle vittime dei tumori del polmone, molti erano fumatori passivi.
DANNI PER I NASCITURI
Dei ricercatori australiani hanno affermato che le mamme gravide privano le loro creature delle necessarie sostanze nutritive. Accade che il fumo influisce direttamente sul feto, riducendo il flusso sanguigno fra esso e la placenta. Mediamente i nascituri erano 300 grammi di meno dei bambini delle non fumatrici.
COSTI DEL LAVORO
Dati statistici hanno rivelato che i fumatori si assentano dal lavoro più dei non fumatori. Inoltre subiscono più incidenti a causa del fumo negli occhi o perché una mano è impegnata con la sigaretta. Resta poi l’incidenza nel costo della pubblica sanità.
E’ POSSIBILE SMETTERE?
Che tanti vogliono smettere è provato. Secondo l’OMS ben tre fumatori su quattro ci provano almeno una volta. Anche se solo uno di loro ci riesce. Persino le canzoni fanno trasparire l’ansia del sentito imperativo del momento: “Da domani voglio smettere di fumare. Questo vizio che mi avvelena è peggio di una nuvola che copre la luna. Tutto è grigio, tutto è scolorito, come il giorno che mi sono fumato”.
L’apostolo Paolo descrisse così il combattimento interiore di chi vuole emanciparsi dalla schiavitù senza riuscirci: “il bene che voglio non lo faccio: ma il male che non voglio, quello faccio” e continuando a descrivere questo conflitto interiore di chi non conosce Gesù e non dimora in Lui: “Vedo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra”. Lo stesso apostolo, però, rassicurò: “Io posso ogni cosa in Cristo che mi fortifica”.