Nel capitolo 10 del Vangelo di Giovanni Gesù si presenta come il buon Pastore delle Sue “pecore” e come la porta dell’ovile. Uno degli scopi più importanti di una porta è dividere due ambienti: il fuori e il dentro. Se sviluppiamo questa considerazione, comprenderemo meglio perché Gesù si presenta come la porta. Fuori da Gesù non c’è vita, perché Lui dice con forza “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Vangelo di Giovanni 14:6). Con questa dichiarazione, Egli prende le distanze da coloro che sostengono che tutte le religioni sono buone, perché in fondo portano a Dio. E Lui che è la Verità, dice il vero!
Non sbagliare né porta né via
A un certo punto del Suo insegnamento, Gesù mette insieme due tipi di porta e di via molto diversi tra loro, anzi opposti, e ci rivolge un invito: “Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano” (Matteo 7:13,14). Allora, ci sta dicendo che se siamo interessati alla vera Vita, non dobbiamo sbagliare né porta né via. Anche se ciò potrà costare fatica.
Non stare sulla soglia
Dopo molto cercare siamo ora giunti davanti alla porta: che fare? Molti si accontentano di sapere che dietro quella porta “abita” Gesù, ma non si decidono mai a bussare e a farsi aprire. Molti altri si limitano per una vita intera a stare sulla soglia, con un piede dentro e uno fuori da Cristo. Questa vita fatta inevitabilmente di compromessi non ha valore alcuno, in quanto la Vita si manifesta soltanto quando faremo una scelta netta a favore di Gesù e ci decideremo ad entrare, perché… “se uno entra per me, sarà salvato”. In altre parole, non c’è salvezza nell’anticamera di questo mondo…
Liberati del superfluo
Poniamoci ora un’altra domanda: da quella porta, possiamo passare così come siamo, anche carichi di ogni errore, resi ingombranti dal peso del peccato? Naturalmente no; se vogliamo “entrare in Cristo” dobbiamo necessariamente liberarci del superfluo, fare una sorta di “cura dimagrante” per perdere ogni di più che si è accumulato in noi stando lontani da Gesù e dai Suoi insegnamenti. E accettare di diventare una Sua “pecora”, ovvero figli di Dio, resi tali per fede e per la Sua infinita grazia.
Liberi di scegliere
Ma una volta entrati, saremo prigionieri di Cristo? Perderemo ogni nostra libertà? “Se uno entra per me… entrerà ed uscirà, e troverà pastura”. Siamo noi a dover scegliere con gioia di appartenere a Cristo, e come parte del Suo “gregge” lasciarci condurre dal buon Pastore su “pascoli” adatti, per essere cibati opportunamente tramite la Parola di Dio. Non affidare la tua vita a ladri e briganti, guide dalla voce suadente ma del tutto disinteressate alla salute spirituale degli altri, che ti portano a inesistenti porte secondarie. Impara invece giorno dopo giorno a conoscere Gesù e la Sua voce e segui Lui, attraverso la porta principale e a testa alta!
Chi ha la chiave?
Ma una volta entrati, saremo prigionieri di Cristo? Perderemo ogni nostra libertà? “Se uno entra per me… entrerà ed uscirà, e troverà pastura”. Siamo noi a dover scegliere con gioia di appartenere a Cristo, e come parte del Suo “gregge” lasciarci condurre dal buon Pastore su “pascoli” adatti, per essere cibati opportunamente tramite la Parola di Dio. Non affidare la tua vita a ladri e briganti, guide dalla voce suadente ma del tutto disinteressate alla salute spirituale degli altri, che ti portano a inesistenti porte secondarie. Impara invece giorno dopo giorno a conoscere Gesù e la Sua voce e segui Lui, attraverso la porta principale e a testa alta!
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La salvezza della nostra anima è un dono di Dio. Alla salvezza si giunge attraverso la conversione che inizia con il ravvedimento. L’esperienza del ravvedimento è sempre una conseguenza di una rivelazione personale da parte di Dio alla Sua creatura attraverso l’azione dello Spirito Santo.
Un esempio di ravvedimento lo leggiamo nella parabola del figlio prodigo nel Vangelo di Luca (15:11-32), dove si racconta di un giovane che chiede al ricco padre la parte dei beni che gli spetta, va via di casa, sperpera tutto nel modo peggiore, fino a trovarsi senza un soldo, senza amici ma con tanta sporcizia addosso. Ad un certo punto si ferma, riflette sulla sua drammatica situazione, rientra in sé, capisce di aver sbagliato (con la mente), si pente (con il cuore), fa dietro-front rispetto a quella vita (con la volontà), torna alla casa del padre, gli confessa il proprio errore e gli chiede perdono. E il padre lo abbraccia, lo riprende in casa come quel figlio
“che era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”, gli dona una nuova dignità.
La storia di questo giovane è la storia di tanti di noi. Tra le altre cose ci insegna che nessuno può meritare la salvezza, che infatti avviene tramite un atto d’amore di Dio, per grazia e attraverso la fede in Cristo Gesù. Senza fede, che in senso biblico significa credere con certezza in Dio, non possiamo piacere a Dio. Tramite la fede, invece, possiamo rivolgerci a Dio per ottenere il perdono dei peccati e la salvezza in Cristo Gesù. Una fede soltanto intellettuale non è sufficiente. Tutti gli uomini hanno la capacità di porre fiducia in qualcuno o qualcosa. Ma per essere salvati occorre il coinvolgimento di tutto noi stessi e credere in Dio con tutto il nostro cuore! Occorre credere alla Parola di Dio che genera e sviluppa la fede che salva:
“Così la fede viene dall’udire, e l’udire si ha per mezzo della parola di Dio” (Lettera di Paolo ai Romani 10:17).
Dio risponde immediatamente alla richiesta di perdono di chiunque Lo invochi con sincerità e fede. Anche tu puoi pregare il Signore Gesù e scoprire “che cos’è la salvezza”, perché oggi stesso Dio può salvare anche te!